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I concerti di queste giornate sono l'occasione per un appello a difesa di tutte le persone che stanno soffrendo a causa della limitazione della libertà di espressione ed in particolare della negazione del diritto allo studio


27 GENNAIO > MEMORIA
Federico Baldassarri, chitarra
H. Villa-Lobos (1887-1959)
5 preludi
Francesco Scaglioni, chitarra
Mauro Giuliani (1781-1829)
Gran sonata eroica op. 150
H.Villa lobos
3 studi
María Belén Cobarrubias Díaz, voce
Ludovico Falqui Massidda, pianoforte
Maurice Ravel (1875-1937)
Kaddish, tratto dalla raccolta Deux mélodies hébraiques
Il Kaddish, insieme a Shemà e Amidah, nella liturgia ebraica è uno degli elementi principali, si tratta di una preghiera in suffragio delle anime dei defunti, spesso usato come momento di preghiera nel lutto, recitato come parte dei rituali funebri dell’ebraismo in tutti i servizi di preghiera, per i memoriali come anche per i funerali.
Il “dire Kaddish” significa che le persone colpite dalla perdita dimostrano che pur in una situazione tragica e di afflizione “ancora lodano Dio”: “Elevato, magnificato, celebrato, encomiato, sia il Nome del Santo Benedetto. Egli Sia al di sopra di ogni benedizione, canto, celebrazione, e consolazione che noi pronunciamo in questo mondo! E dite, Amen”.
Sveva Pia Laterza, voce
Domenico Bevilacqua, pianoforte
Kurt Weill (1900-1950)
Und was bekam des Soldaten Weib?
In questo lied degli anni quaranta, il compositore tedesco Kurt Weill sceglie di tradurre musicalmente i versi di Bertolt Brecht che ruotano attorno alla domanda E cosa ha ottenuto la donna del soldato? (in tedesco Und was bekam des Soldaten Weib?), concentrando l’attenzione sugli affetti che i giovani si lasciavano alle spalle nel momento in cui andavano a combattere la Seconda Guerra Mondiale. A questo interrogativo si risponde inizialmente con tutti i doni che il militare manda all’amata, come scarpe col tacco da Praga, merletti da Bruxelles o vesti di seta da Parigi; ma infine dalla Russia giungerà alla donna solo il fatale velo di vedova, dichiarando che ciò che ha realmente ottenuto dal conflitto è la morte del povero e a lei tanto caro soldato.
Ilse Weber (1903-1944)
Wiegala
(Armonizzazione e accompagnamento per mano sinistra di Paolo Marzocchi).
Nata in Repubblica Ceca nel 1903, Ilse Weber fu deportata ad Auschwitz nel 1944 insieme al figlio Tommy, dopo aver trascorso due anni nel ghetto di Theresienstadt. Nel campo di concentramento si dedicò ai bambini ebrei rinchiusi, improvvisando per loro melodie che cantava con l’aiuto di una chitarra. Tra queste una delle più celebri e struggenti è senza dubbio la ninna nanna Wiegala, che la Weber fece intonare ai piccoli mentre marciava con loro verso le docce di Auschwitz nel tentativo di consolarli e tranquillizzarli; fu così che il 6 ottobre 1944 lei perse la vita insieme a loro, affiancata da suo figlio e accompagnando con le sue tristi note la loro morte. Da quel giorno, Wiegala fu cantata da tutti i bambini che venivano portati nelle camere a gas e ancora oggi resta un simbolo del massacro degli innocenti.
10 FEBBRAIO > RICORDO
Ensemble di fiati
Clarinetti: Arcangelo Pinto, Migena Lleshi,
Vincenzo Libra, Alex Sabbioni, Francesco Franco
Flauti: Giacomo Parini, Alessia Amadio,
Lia Pizzigati, Michele Benini
C. Wolfgram
Klezmer Suite
M. Mangani (1966)
Jewish Suite
I. Messina
Balkan Dance
P. M. Dubois (1829-1905)
Quatuor per quattro flauti
Fêtes
Passepied
Complainte
Tambourin