In Grecia l'esercizio atletico è, prima di tutto, per i creatori di immagini, l'occasione per mostrare sulle pareti dei vasi la bellezza giovanile, dono degli dei. L'immagine dell'atleta impegnato nell'allenamento, nelle gare o nella cura personale esalta la bellezza del corpo umano cui la nudità conferisce un aspetto divino. E all'interno di palestre e ginnasi, simboleggiati dalla rap-presentazione di colonne e di utensili per la cura del corpo appesi alle pareti, si compongono i momenti più significativi dell'educazione dei giovani ateniesi.

Cratere a colonnette attico a figure rosse. Lato A: un maestro di ginnastica impartisce insegnamenti a un atleta che deve accingersi al salto. Ai piedi della mèta, zappa per spianare il terreno. A sinistra un secondo giovane parla con un maestro. Lato B. tre giovani.Sotto la guida dei maestri essi apprendono le diverse discipline sportive e si sottopongono a duri allenamenti che prevedono anche la preparazione del terreno di gara. Funzionali a ciò appaiono le lunghe zappe, che spesso compaiono ai piedi dell'atleta mentre la coppia di pesi semicircolari (haltéres), talvolta rappresentati appesi alle pareti della palestra, servivano, opportunamente impugnati, ad aumentare lo slancio nella gara di salto in lungo. Le scene dei vasi ci raccontano anche, tramite la rappresentazione di oggetti quali unguentari, spugne e strigili, tutte quelle operazioni di trattamento del corpo che precedevano e seguivano allenamenti e gare. Per mezzo di spugne gli atleti si cospargevano intera-mente di olio, che aveva il duplice scopo di proteggere la pelle e di rendere più difficoltosa la presa dell'avversario nella lotta. A gara ultimata si procedeva alla detersione del corpo con strigili, più frequentemente in bronzo, ma talvolta anche in ferro o argento, che permettevano di raschiare via dalla pelle olio, polvere e sudore. Se nel mondo greco l'importanza dell'educazione sportiva è sancita anche dal frequente ritrovamento di strutture architettoniche riconducibili a palestre e ginnasi, diversa appare la situazione in Etruria, dove non è noto alcunché di simile e nell'universo figurativo non si riscontra alcuna attenzione alle scene di palestra. Qui l'interesse sembra concentrato esclusivamente sulla gara alla presenza degli spettatori, quasi che lo sport esistesse solo in funzione della sua rappresentazione pubblica. L'allenamento non sembra avere alcuna importanza perché riguarda solo un numero ristretto di persone e non costituisce, come in Grecia, un vero e proprio vettore di civilizzazione di cui si ritrova inevitabile riflesso nell'arte.