exchiesadi san mattia

Anche quest’anno si rinnova la collaborazione tra la Direzione Regionale Musei Emilia-Romagna e il Festival Danza Urbana.

L’ex Chiesa di San Mattia ospiterà due spettacoli per Danza Urbana, il festival dedicato al rapporto tra danza contemporanea e spazi urbani in programma fino a domenica 10 settembre a Bologna, in luoghi vari, dal centro alla periferia, che si trasformano in altrettanti insoliti palcoscenici – giardini, piazze, colli, musei - rinnovandosi allo sguardo degli spettatori.

Primo appuntamento domani 7 settembre con Hello° di Kinkaleri, alle ore 21, che indagherà la fragilità e la potenza del corpo di un danzatore al centro della scena: il corpo, e la vita in esso, come unico riferimento di ogni relazione umana, dalla nascita al dissolvimento. Un modo per contrapporsi all’idea di perdita e di sostituzione dell’esperienza del vivente tramite il virtuale, che ne diventa sostituto, surrogato, che è in grado di ampliarlo ma anche di sottometterlo, in un processo iniziato ancor prima della pandemia.

Il secondo appuntamento, in programma venerdì 8 settembre, alle ore 18 e alle ore 21, vede in scena l’anteprima nazionale di Stuporosa di Francesco Marilungo, spettacolo presentato in collaborazione con ATER. Le cinque performer in scena, che richiamano nei costumi e nei gesti le prefiche della tradizione, piangono apparentemente senza motivo, dando vita a un pianto ora trattenuto, ora soffocato, che ora si fa musica, ora sfocia nella speranza, ora diviene canto. I loro corpi si frammentano alla ricerca di forme arcaiche, lontane: figure di pathos, immagini archetipiche del patire umano che si sono tramandate nel tempo attraverso secoli e civiltà. Le performer cercano di recuperare un senso di collettività, una ritualità, di instaurare nuove forme di mutuo soccorso, sussurrando antiche formule magiche, rievocando danze tradizionali, cantando una ninna nanna salentina.

Gli spettacoli proposti sono stati selezionati in relazione alla stretta connessione con la storia e la missione culturale dell’ex Chiesa di San Mattia, richiamando tematiche appartenenti alla vita del monumento, quali le riflessioni sul rito, sulla corporeità e sul dolore legate alla vita monastica claustrale femminile, invitando i pubblici a nuovi spunti di riflessione in chiave contemporanea.

Il programma completo di Danza Urbana è disponibile su  www.danzaurbana.eu, dove sono anche indicate le modalità di accesso ai singoli spettacoli.

Per informazioni tutti i giorni dalle ore 10.00 alle 18.00 è attivo il numero (+ 39) 375 7032791 (chiamate, whatsapp, sms).

Biglietti disponibili online su www.boxerticket.it o in loco a partire da un’ora prima

Danza Urbana 2023 è realizzato con il sostegno del MiC Ministero della Cultura, della Regione Emilia Romagna, del Comune di Bologna e fa parte di Bologna Estate 2023, il cartellone di attività promosso e coordinato dal Comune e dalla Città metropolitana di Bologna – Territorio Turistico Bologna-Modena.

 

Ex Chiesa di San Mattia

Via Sant'Isaia, 14 Bologna

Iniziata nel 1575, su disegno di Antonio Morandi, la chiesa di San Mattia è generalmente attribuita a Pietro Fiorini, che rimaneggiò il progetto del Terribilia fino a darle l’attuale assetto architettonico, tra il 1580 ed il 1584. Essa è annessa all’adiacente Convento delle Domenicane e prospetta con la semplice facciata sulla via Sant'Isaia, perfettamente inserita nel tessuto urbano grazie al portico posto in continuità con quello degli edifici vicini. Era considerata una sorta di pinacoteca all’aperto vista la presenza di tele di Tintoretto, Guido Reni e Innocenzo da Imola.

L'aspetto fastoso e spettacolare dell'interno si deve ad un "rimodernamento" dell'apparato ornamentale e pittorico operato verso la metà del Settecento dal "quadraturista" Pietro Scandellari e degli artisti Nicola Bertuzzi e Tertulliano Taroni, secondo la Scuola dei Bibiena, con l’utilizzo del trompe d’oeil per le parti riguardanti raffigurazioni architettoniche. Alla stessa epoca risale la trasformazione delle serliane e degli oculi cinquecenteschi nell'alzato centrale in ampie aperture rettangolari. Nel 1799, in seguito alla soppressione degli ordini religiosi voluta dal governo napoleonico, la chiesa di San Mattia fu isolata dal convento, sconsacrata e ridotta a magazzino. L’importante apparato decorativo settecentesco è andato in parte perduto in seguito alle svariate destinazioni d’uso succedutesi negli anni.

 Il restauro, iniziato nel 1981 e concluso nel 1994 a totale carico del Ministero per i Beni e le Attività Culturali, ora Ministero della Cultura, ha rimesso in luce quanto restava di stucchi ed affreschi, riportando alla luce una significativa testimonianza architettonica del tardo ‘500 ed il suo pregevole apparato pittorico.